On the road: California, Nevada, Utah e Arizona

Nel Maggio del 2018 abbiamo avuto la possibilità di trascorrere due settimane on the road tra California, Nevada, Utah ed Arizona.

Il grande Ovest americano è sempre stato nei nostri sogni e questo viaggio rimarrà sicuramente uno dei nostri ricordi più belli e preziosi. Tutto ciò che abbiamo potuto vedere, nel tempo limitato che avevamo a disposizione, ha superato le già altissime aspettative. L’intero viaggio è stato programmato da noi in autonomia. Siamo stati assolutamente soddisfatti dell’itinerario e di tutte le scelte riguardanti l’organizzazione in generale.

Per sapere di più su come gestiamo la pianificazione dei nostri viaggi, vi consigliamo di leggere l’articolo dedicato sul nostro blog.

Di seguito vi riportiamo l’itinerario del nostro viaggio, giorno per giorno, sperando che possa esservi utile se anche voi sognate di visitare questi luoghi incredibili. Buona lettura!

Giorno 1 – Da Milano a Los Angeles

Partiamo dall’aeroporto di Milano Linate con il volo British Airways delle ore 7:25. Atterriamo puntuali a Londra Heathrow alle 8:30, ora locale. La durata dello scalo non è eccessiva, ci spostiamo quindi subito al gate di partenza per il volo intercontinentale. Il nostro aereo sarà un mitico Airbus 380, l’aereo di linea più grande attualmente esistente. Le operazioni di imbarco sono molto lunghe a causa del gran numero di passeggeri in attesa di salire, tuttavia il tutto viene ottimamente gestito dal personale di terra.

I nostri posti si trovano al ponte superiore, verso la coda dell’aereo. Li abbiamo scelti appositamente (e gratuitamente) al momento del check-in, tra le poche file da due sedili disponibili in classe economica. Il viaggio è molto lungo, circa 11 ore ma tranquillo e confortevole. Atterriamo a Los Angeles alle 13:05 ora locale. Sbrigate le pratiche di immigrazione, recuperiamo il nostro bagaglio e ci dirigiamo alla navetta per raggiungere l’autonoleggio. Ritiriamo la nostra auto presso Alamo e ci mettiamo subito in marcia verso la nostra prima destinazione: Disneyland, Anaheim.

In poco meno di un’ora raggiungiamo il motel dove trascorreremo le prossime tre notti, il Kings Inn che abbiamo scelto per l’ottimo rapporto qualità/prezzo e la vicinanza al resort Disney, raggiungibile a piedi in un quarto d’ora circa. Sappiamo per esperienza che, per sconfiggere il prima possibile il jet lag, non dobbiamo assolutamente cedere alla stanchezza. Decidiamo quindi di andare a fare una passeggiata fino al Disney Village, ceniamo e poi, finalmente, ci abbandoniamo ad un sonno ristoratore.

Giorno 2 – Disney California Adventure

Ci svegliamo di buon’ora, facciamo colazione al buffet del nostro hotel e ci incamminiamo verso i parchi Disney. Oggi è prevista la visita di Disney California Adventure, il secondo parco del resort di Anaheim. Aperto nel 2001, il parco celebra la storia e la cultura della California. Tra le attrazioni spicca senza dubbio Radiator Springs Racers, una corsa in auto che ci trasporta letteralmente sulle scene del film Cars. La scenografia sbalorditiva e la divertentissima gara di velocità finale fanno di questa attrazione un vero capolavoro, inserito in un’area tematica altrettanto bella ed immersiva, soprattutto di notte.

Anche Soarin’ Around the World ci lascia senza parole, facendoci rivivere le stesse emozioni provate sull’attrazione gemella presente ad Epcot, durante il nostro viaggio di nozze ad Orlando.

La vera sorpresa, però, ce la regala Guardians of the Galaxy – Mission: BREAKOUT! Si tratta della classica Tower of Terror rivisitata a tema Guardiani della Galassia. Noi siamo particolarmente legati all’attrazione storica, che abbiamo provato sia ad Orlando sia a Parigi, tuttavia questa nuova versione ci ha conquistati. Da fare e rifare!

Giorno 3 – Disneyland Park

Questo è un giorno speciale. Oggi visiteremo il luogo dove, il 17 luglio del 1955, ebbe inizio la storia dei parchi a tema.

Disneyland è l’unico dei parchi Disney ad essere stato inaugurato da Walt in persona. Varcare i cancelli d’ingresso è un’emozione indescrivibile. Forse chi non è appassionato come noi non potrà capirlo ma le sensazioni che ci ha dato questo parco non le abbiamo mai provate altrove.

Disneyland è una meraviglia, un incanto, è la cura maniacale dei dettagli, un susseguirsi di “wow” senza fine.

Per una descrizione adeguata del parco ci riserviamo di scrivere un articolo dedicato. Ci limitiamo ad anticipare che le due aree tematiche di Adventureland e New Orleans Square ci hanno completamente conquistati e che in questo parco abbiamo potuto provare quella che secondo noi è una delle migliori attrazioni al mondo: Indiana Jones Adventure.

Il 15 Maggio 2018 rimarrà una giornata scolpita nei nostri ricordi per sempre.

Giorno 4 – da Anaheim a Los Angeles

È tempo di lasciare Anaheim. Ci mettiamo in auto diretti verso la costa, in direzione Los Angeles. Dopo un’ora circa ci fermiamo al Point Vicente Interpretive Center, noto per essere uno dei migliori luoghi della California meridionale da cui assistere alla migrazione delle balene grigie dalla terraferma. Dalla sommità della scogliera si ha una meravigliosa vista sull’oceano: durante la nostra breve sosta non abbiamo visto le balene ma moltissimi delfini!

Venice

Proseguiamo il nostro viaggio con calma, godendoci il panorama, fino a raggiungere Venice, nel westside di LA. Parcheggiamo e ci incamminiamo verso la spiaggia, la celebre Venice Beach comparsa in tanti film e serie tv. Passeggiare lungo il Boardwalk è un’esperienza imperdibile: tra bar, bancarelle, negozi ed artisti di strada più o meno improbabili, si respira un’atmosfera vivace e tutta particolare. Non possono mancare una visita al famoso Skate Park ed all’iconica Muscle Beach.
Camminiamo poi fino al Venice Canal Historic District, una tranquilla zona residenziale caratterizzata da canali su cui si affacciano originali case degli stili più diversi.

Santa Monica

Proseguendo verso Nord, non possiamo mancare di visitare il famosissimo molo, simbolo di Santa Monica. Passeggiare qui ci fa sentire dentro ad un film, tra i colori accessi delle attrazioni del Pacific Park, il profumo di frittelle e popcorn ed il rumore delle onde potenti che si infrangono sotto al molo. Da non perdere, inoltre, il cartello che segna la fine delle celebre Route 66.

Ai lati del molo si estende la bellissima Santa Monica State Beach, punteggiata dalle iconiche torrette dei guardaspiaggia. Retrostanti alla spiaggia, alte palme affiancano l’Ocean Front Walk, una bellissima pista ciclabile e pedonale amata sia dai turisti che dai locali.

El Matador Beach

Il pomeriggio è ormai inoltrato, quando da Santa Monica ci immettiamo sulla mitica Highway 1. La seguiamo fino a raggiungere una delle spiagge più belle di Malibu: El Matador. Questo angolo di paradiso è caratterizzato dalla presenza di una scogliera a strapiombo sull’oceano e di enormi massi di arenaria. Ci gustiamo un tramonto indimenticabile, inebriati dai colori delle rocce colpite dal sole e dalla spuma delle onde portata dal vento. Un vero spettacolo della natura.

Questa intensa giornata si conclude all’hotel Baymont by Wyndham, non distante dall’aeroporto di Los Angeles. Domani mattina, infatti, ci aspetta un nuovo volo.

Giorno 5 – Las Vegas

Riconsegnata l’auto, torniamo in aeroporto con la navetta di Alamo. Il nostro volo per Las Vegas parte alle 12:40. Piccola chicca: in attesa dell’imbarco, vediamo passare Patrick Dempsey nel terminal! Alle 13:55 atterriamo puntuali; appena messo piede nel terminal compaiono le prime slot machines.

Il deserto del Nevada ci accoglie con un vento caldissimo mentre ci dirigiamo a ritirare la nostra seconda auto a noleggio del viaggio. Raggiungiamo la Strip, stranamente tranquilla a quest’ora del giorno e da qui il nostro hotel: The Signature at MGM. La nostra camera è grande, con un letto king size, salottino, bagno con idromassaggio ed un balcone con vista sulle montagne in lontananza.

Appena cala il sole ci buttiamo nella follia della Strip, pronti a tutto. Assistiamo allo spettacolo delle famose fontane danzanti del Bellagio, tentiamo la fortuna con qualche giocata al Caesar Palace, guardiamo le gondole passare nei canali del Venetian. Attorno a noi, l’umanità più variegata in una notte che sembra non dover finire mai. Crediamo che valga davvero la pena passare una notte a Las Vegas, consapevoli che sia una città unica, da prendere così come è.

Giorno 6 – Zion National Park

La giornata di oggi prevede diverse ore di viaggio. Di buon mattino, ci lasciamo alle spalle Las Vegas e ci inoltriamo nel deserto, diretti verso le montagne in lontananza. La strada davanti a noi sembra continuare all’infinito. Dopo poco più di un’ora, oltrepassiamo il cartello che segna il confine con lo stato dell’Arizona. Presto cominciamo a salire di quota. Attorno a noi le montagne pian piano cambiano colore, i toni caldi del rosso e del marrone si sostituiscono a quelli del grigio: siamo entrati nello Utah.

Imbocchiamo la State Route 9 fino a raggiungere il centro visitatori dello Zion National Park. Il parco, per essere apprezzato al meglio, richiede del tempo da dedicare alle escursioni. Noi sappiamo già che la nostra sarà una visita molto breve ma siamo pronti a godercela il più possibile.

Dopo aver parcheggiato, acquistiamo l’Interagency Annual Pass (o America The Beautiful Pass). Questa tessera permette l’accesso a tutti i parchi nazionali al costo di 80 dollari per veicolo (da 1 a 14 persone) o, nei parchi in cui la tariffa è a persona, fino a 3 adulti oltre al possessore della tessera. È senz’altro conveniente se si ha in programma di visitare almeno tre parchi, facendo attenzione al fatto che sono esclusi dal Pass tutti i parchi delle riserve indiane, non gestiti dal National Park Service.

Acquistata la nostra tessera, saliamo su uno dei numerosi shuttle gratuiti che portano all’interno del canyon scavato dal Virgin River, lungo la Zion Canyon Scenic Drive. Lo shuttle ferma in diversi punti da cui partono escursioni di vario grado di difficoltà. Noi decidiamo di scendere a Weeping Rock per fare una semplice passeggiata. Il sentiero è breve ma suggestivo: si cammina ammirando le incredibili falesie rossastre striate di nero e bianco, in contrasto col verde brillante della vegetazione, fino ad arrivare ad una grande rientranza in una parete, da dove scendono in cascata dei rigagnoli d’acqua. Da qui si ha una bellissima vista sul canyon sottostante.

Risaliamo poi sulla navetta fino a raggiungere Temple of Sinawava, l’ultima fermata. Passeggiamo incantanti accanto al Virgin River, con il naso all’insù a guardare i colori stupefacenti delle formazioni rocciose che ci circondano. Attorno a noi diversi escursionisti sono equipaggiati con stivaloni impermeabili e bastoni, per affrontare i celebri Narrows nel cuore del canyon.
Per noi invece è giunto il tempo di ritornare alla nostra auto, dopo circa un paio d’ore da quando l’abbiamo lasciata.

Ci rimettiamo in marcia verso est, lungo la UT-9. Questa è senz’altro una delle strade panoramiche più belle dello Utah e, per un tratto di circa 20 km, è parte integrante dello Zion National Park: per transitare occorre quindi pagare il biglietto di ingresso al parco od essere in possesso del pass annuale. Percorrere questa strada è un’esperienza indimenticabile, non possiamo che consigliarla. Ad ogni tornate il panorama è surreale, tra pareti rocciose dai colori incredibili, tunnel di roccia e strapiombi vertiginosi.

Percorriamo la Route 9 fino a Mount Carmel Junction e poi imbocchiamo la Route 89 in direzione nord. Il panorama è cambiato nuovamente, attorno a noi ora ci sono immensi pascoli e fattorie.
Nel tardo pomeriggio arriviamo a destinazione presso l’alloggio più caratteristico del viaggio: Hatch Station Cafe and Motel. Gustiamo un’ottima cena in un’atmosfera da autentico, selvaggio west. Se siete in cerca di un punto di sosta tra Zion National Park e Bryce Canyon, questo piccolo motel con ristorante è assolutamente consigliato!

Giorno 7 – da Bryce Canyon a Page

La giornata inizia con una pantagruelica colazione presso il ristorantino del motel. Ottimo il french toast… inaspettati i biscuits and gravy ordinati da Paolo! Scopriamo, a nostre spese, che per “biscuits” non si intendono dei biscotti bensì dei panini compatti, mentre “gravy” è una salsa simile alla nostra besciamella, con l’aggiunta di salsiccia e di una ben più che generosa dose di pepe. Leggermente appesantiti, ci rimettiamo in marcia.

Percorriamo pochi km sulla Route 89 e poi imbocchiamo la Route 12 verso est, diretti al Bryce Canyon. Questo tratto di strada si rivela molto bello: attraversa il Red Canyon, che deve il nome alle sue falesie di un rosso incredibile e si inoltra tra i pini della Dixie National Forest. Dopo circa mezz’ora, parcheggiamo al visitor center del Bryce Canyon National Park.

Bryce Canyon National Park


Al
visitor center visitiamo il piccolo ma interessante museo sulla fauna e sulla geologia del parco e ritiriamo una copia della pubblicazione gratuita The Hoodoo, una guida al parco veramente utile e ben fatta.

Saliamo a bordo del primo shuttle disponibile e decidiamo di scendere alla fermata Inspiration Point. Da qui si ha una vista mozzafiato sul Bryce Amphitheater con i suoi hoodoos, pinnacoli di roccia colorata forgiati nelle forme più disparate dalla forza erosiva dell’acqua, del ghiaccio e del vento. Il Bryce Canyon presenta la più alta concentrazione al mondo di queste formazioni rocciose, che creano uno spettacolo naturale unico.

Riprendiamo lo shuttle per raggiungere Sunset Point ed ammirare l’anfiteatro dall’alto, camminando lungo il rim fino a Sunrise Point. Da qui imbocchiamo il Queen’s Garden Trail, il più semplice tra i percorsi che scendono nell’anfiteatro. Si cammina lungo un sentiero che si snoda tra imponenti hoodoos variopinti, archi e finestre scavati nella roccia. Difficile non fermarsi continuamente per scattare foto su foto! Il percorso non è particolarmente impegnativo ma è bene indossare delle scarpe da trekking e portare con sé dell’acqua e qualche snack. Da tenere in considerazione anche il fatto che l’alta quota potrebbe aumentare il senso di affaticamento: il punto più alto del Bryce Canyon si trova infatti a circa 2700 metri di altitudine.
 

Inutile dire che abbiamo amato questo parco meraviglioso, unico nel suo genere. Le parole non bastano per descriverne la bellezza, crediamo che sia una tappa assolutamente imperdibile durante un viaggio in queste zone degli Stati Uniti.

É da poco passata l’una quando ci rimettiamo in viaggio. Ancora una volta, la scelta di trascorrere la notte nei pressi della destinazione prevista per il giorno seguente si è rivelata vincente. Ci aspettano poco meno di tre ore prima di raggiungere Page, tappa finale della giornata odierna.

Lake Powell

La US-89 ci conduce dritti al Lake Powell, al confine tra Arizona e Utah. Questo bacino artificiale è il secondo degli Stati Uniti per dimensioni e si è originato in seguito alla costruzione della diga di Glen Canyon sul fiume Colorado.
Parcheggiamo nei pressi di
Wahweap Marina sfruttando il nostro pass America the Beautiful e facciamo una passeggiata lungo la riva. Il contrasto tra l’acqua cristallina del lago e le rocce rosse e bianche del paesaggio circostante è strabiliante. Da uno dei punti di osservazione segnalati possiamo riconoscere, in lontananza, la Navajo Mountain, sacra per le tribù native. Con la sua vetta, a 3166 metri slm, segna il punto più alto della Navajo Nation.

Poco più avanti ci fermiamo al Carl Hayden Visitor Center. Dall’interno dell’edificio si ha una vista impressionante sulla diga, attraverso una vetrata; una mostra gratuita inoltre narra la storia della costruzione e le tecniche impiegate. Decidiamo di prendere parte al tour guidato, della durata circa 45 minuti, al prezzo di 5 dollari a persona. La visita è molto interessante; il percorso parte sulla sommità della diga e si conclude alla sua base, da dove è possibile vedere le enormi turbine che producono l’elettricità.

Terminata la visita, raggiungiamo il nostro hotel Best Western Plus a Page, distante una manciata di minuti dalla diga. Girelliamo per la piccolissima cittadina, approfittando di una lavanderia automatica per fare il bucato. Ceniamo da Big John’s Texas BBQ, una vecchia stazione di servizio convertita in steak house, in una bella atmosfera tra grandi tavolate e musica country dal vivo.


Attenzione!
Page è in Arizona, mentre il lago Powell si trova nello Utah. Durante i mesi in cui è in vigore l’ora legale, l’Arizona si trova un’ora indietro rispetto allo Utah, in quanto mantiene per tutto l’anno l’ora solare! La differenza d’orario tra i due stati è da tenere in considerazione quando si prenotano attività o semplicemente si pianificano gli spostamenti. Per tutte le informazioni utili relative alla questione dell’ora solare in Arizona, leggi il post dedicato sul nostro blog!

Giorno 8 – da Page a Kayenta

Upper Antelope Canyon

La prima tappa di questa nuova giornata si trova a poco più di 6 km ad est di Page. Raggiungiamo con un buon anticipo il parcheggio per la visita dell’Upper Antelope Canyon. Il sito è gestito dalla riserva navajo e l’accesso è consentito solo se accompagnati da una guida.

Il nostro tour è prenotato per le 11, orario in cui il canyon dovrebbe rivelarsi in tutto il suo splendore grazie ai raggi del sole che filtrano dall’alto. Presto veniamo assegnati ad una guida: con un gruppo di circa altre dieci persone, saliamo a bordo di un pick-up e percorriamo 5 km di polveroso deserto fino all’imbocco del canyon, un’incredibile fenditura nella parete di arenaria rosso accesso. Alla vista della folla in attesa di entrare, il primo pensiero è che la spiritualità del luogo, sacro per i Navajo, sia disturbata dalla presenza ingombrante dei turisti. Tuttavia, appena varcato l’ingresso del canyon non possiamo che rimanere a bocca aperta.
Il canyon è largo circa 2 metri e lungo 200 ed è un’autentica opera d’arte naturale. Le forze dell’acqua e del vento hanno scolpito le pareti rocciose nelle forme più incredibili, rese vive dallo spettacolo dei fasci di luce che filtrano dall’alto. La nostra guida ci indica ora il profilo di un volto, ora quello di un cuore. Dopo poco meno di un’ora, arriviamo alla fine del canyon e sbuchiamo in un paesaggio lunare. Il tempo di scattare qualche foto ed è ora di ripercorre il percorso a ritroso, questa volta senza la possibilità di fermarsi per fare foto, in modo da agevolare i gruppi provenienti nel senso opposto.

Horseshoe Bend

Ritornati alla nostra auto, facciamo ritorno a Page per rifocillarci da Pizza Hut e poi riprendiamo la US 89, questa volta in direzione sud. Dopo meno di 10 km, parcheggiamo gratuitamente all’inizio del sentiero che porta al celebre Horseshoe Bend. Dopo una camminata di circa 25 minuti, arriviamo al punto panoramico: siamo a 300 metri di altezza sopra al fiume Colorado, che qui descrive un’incredibile ansa a forma di ferro di cavallo. I colori delle rocce che si riflettono nell’acqua ed il meraviglioso paesaggio desertico tutto attorno sono uno spettacolo meraviglioso che rimarrà scolpito nei nostri ricordi, indelebile.

Risaliti a bordo della nostra auto, proseguiamo verso est fino a raggiungere Kayenta, nel tardo pomeriggio. La cittadina ha ben poco da offrire se non alloggi a prezzi convenienti per chi vuole visitare la non distante Monument Valley. Il nostro hotel, il Wetherill Inn, si rivela molto confortevole e ci garantisce un ottimo sonno ristoratore.

Giorno 9 – da Kayenta a Tuba City

Monument Valley

Dopo una buona colazione a buffet in hotel, siamo pronti a dirigerci verso una delle tappe più attese del nostro viaggio: la leggendaria Monument Valley.
Prendiamo la Route 163 diretti a nord e, dopo circa mezz’ora, arriviamo all’imbocco della strada che conduce al centro visitatori. Sebbene il richiamo delle incredibili formazioni di roccia rossa sia fortissimo, decidiamo di proseguire fino a Mexican Hat, circa 35 km a nord est di Monument Valley.
Questa deviazione ci permette di ammirare da vicino la bizzarra roccia a forma di sombrero, incredibilmente situata in cima ad un alto pinnacolo, che dà il nome alla località.
Scattiamo qualche foto ed invertiamo la rotta, entusiasti all’idea di dirigerci verso uno dei punti più iconici dell’interno SouthWest:
Forrest Gump Point. Qui è stata girata la scena del film Forrest Gump in cui il protagonista improvvisamente interrompe la sua corsa, durata 3 anni, 2 mesi, 14 giorni e 16 ore; il luogo è segnalato da un cartello a bordo strada.
Da qui è inoltre possibile scattare la celebre foto della Route 163 che porta dritta alla collina su cui sorgono le imponenti formazioni della Monument Valley. Il panorama che si apre davanti ai nostri occhi è qualcosa di incredibile ed è finalmente giunto il momento di dirigerci all’ingresso del parco.

Monument Valley è gestita dagli indiani della riserva Navajo, quindi il pass America The Beautiful non è utilizzabile qui. Una volta pagato il biglietto d’ingresso (8 dollari), parcheggiamo nei pressi del visitor center e visitiamo il piccolo ma interessante museo, da cui si ha una meravigliosa vista panoramica.
Torniamo quindi alla nostra auto per iniziare il tour vero e proprio del parco. La Valley Drive è il circuito sterrato di 27 km che si snoda tra le formazioni rocciose. Lungo il percorso sono presenti diversi punti panoramici in cui è possibile sostare per ammirare lo spettacolo circostante, senza però potersi allontanare troppo. Aiutati dalla cartina che ci è stata consegnata all’ingresso, scopriamo una dopo l’altra le incredibili conformazioni scolpite dalla natura. Apprendiamo che, quando l’altezza supera la larghezza, le formazioni prendono il nome di butte; quando invece sono più larghe e basse si chiamano mesa. Alcune ricordano le sagome di animali, come Elephant e Camel Butte. Una menzione speciale va a John Ford’s Point, punto panoramico mozzafiato: seduti sulle rocce ad ammirare il paesaggio circostante, ci sentiamo completamente immersi in un vero film western. Questo è un altro dei momenti del nostro viaggio che non dimenticheremo mai.
Dopo circa due ore e mezzo arriviamo alla fine della Valley Drive, decisamente soddisfatti dell’esperienza. Inutile dire che riteniamo la Monument Valley una tappa irrinunciabile se si è in viaggio in queste zone.

La mattinata è ormai inoltrata quando ci rimettiamo in marcia, riprendendo la I-163 verso sud-ovest. Ritornati a Kayenta, ci fermiamo per un pranzo da Subway e per fare un po’ di spesa prima di riprendere il viaggio. La nostra destinazione per oggi è Tuba City, Arizona, a poco meno di due ore dalla Monument Valley. Lungo il tragitto scopriamo che ci troviamo a poca distanza da un altro parco nazionale, poco conosciuto ma, come vedremo, decisamente meritevole di una visita. Ci dirigiamo così verso il Navajo National Monument.

Navajo National Monument

Dopo aver parcheggiato al visitor center, decidiamo di incamminarci lungo il Sandal Trail, uno dei tre sentieri che conducono all’interno del parco. Il percorso, di circa 1,6 km andata e ritorno, è molto semplice e ben tenuto. Siamo tra i pochi visitatori presenti e possiamo goderci la pace più totale: camminiamo immersi in un bellissimo paesaggio semidesertico, lontani da qualsiasi forma di civiltà moderna. Arrivati al punto panoramico possiamo ammirare da lontano uno dei tre insediamenti rupestri presenti nel parco, risalenti al XII secolo. Si tratta di una serie di incredibili costruzioni realizzate con fango e malta all’interno delle pareti di un canyon di arenaria rossa, antiche abitazioni dei nativi Anasazi. É un peccato non poter vedere il sito da vicino ma siamo comunque molto felici di avere fatto una bellissima passeggiata nella natura. Consigliamo assolutamente il Navajo National Monument come tappa lungo gli spostamenti tra i parchi principali della zona, anche perché l’ingresso è totalmente gratuito!

Ritornati all’auto, ci rimettiamo in viaggio verso Tuba City, dove arriviamo dopo circa un’ora. Facciamo il check in al Quality Inn Navajo Nation, dove scopriamo essere presente anche un RV park con lavatrice ed asciugatrice a disposizione anche degli ospiti dell’hotel. Concludiamo quindi la giornata facendo il bucato e finalmente ci abbandoniamo ad un sonno ristoratore.

Giorno 10 – da Tuba City a Williams

La sveglia suona di buon’ora: anche oggi ci aspetta una giornata intensa. Tempo di fare colazione e ci mettiamo subito in viaggio, ancora verso sud ovest. Destinazione: Grand Canyon.

Grand Canyon South Rim

Dopo poco più di un’ora, giungiamo all’entrata Est del Grand Canyon National Park. L’emozione è palpabile. Presentiamo al ranger il nostro pass America the Beautiful, ritiriamo la mappa gratuita e proseguiamo fino al punto di interesse più vicino: Desert View. É qui che, finalmente, avviene il nostro primo incontro con il canyon più famoso del mondo. A nostro parere, il primo sguardo al Grand Canyon è qualcosa di impossibile da dimenticare. La sensazione per noi è quella di sentirci insignificanti davanti a tanta maestosità, disorientati da una tale, sconfinata imponenza. Semplicemente da pelle d’oca. Ci godiamo il panorama sul canyon anche da Navajo Point, il punto di osservazione più alto del South Rim: siamo a 2.270 m di quota.

 

Riprendiamo quindi l’auto per percorrere tutta la Desert View Drive fino al Grand Canyon Visitor Center. Qui parcheggiamo e decidiamo di proseguire utilizzando le navette del parco fino all’inizio della Hermit Road, il tratto più occidentale del South Rim. Hermit Road è chiusa ai veicoli privati dal primo marzo al 30 novembre ma il servizio di navette è estremamente efficiente e destreggiarsi tra le tre diverse linee è molto semplice.

Arrivati al capolinea della linea blu, che percorre la Village Route, proseguiamo a piedi lungo la Hermit Road. Passiamo da un punto di osservazione all’altro, sempre con una vista incredibile sul canyon e sul fiume Colorado. All’altezza di Maricopa Point il sentiero ci conduce per un breve tratto in una foresta di pini popolata da meravigliosi cervi. Arrivati a Prima Point, grazie all’eco prodotto dalle pareti del canyon, riusciamo a sentire il rumore del Colorado che scorre, lontano, tra le Granite Rapids.

Percorriamo la Hermit Road fino al punto più occidentale, Hermits Rest. Qui, un edificio del 1914, dichiarato luogo storico nazionale, rappresenta l’ultimo baluardo di civiltà per coloro i quali si apprestano a scendere nel canyon; da qui infatti si imbocca l’impervio Hermit Trail, riservato solo agli escursionisti esperti. Noi ci limitiamo a godere ancora una volta del panorama sul canyon prima di prendere un’altra navetta che ci porta fino al Grand Canyon Village.

Scendiamo a Bright Angel e facciamo una passeggiata nell’area del Village, la zona più affollata del Parco. Qui sono presenti alcuni lodge molto caratteristici dove è possibile alloggiare, pranzare e, ovviamente, acquistare souvenir di ogni tipo. Da qui parte anche il ripido sentiero per escursioni giornaliere all’interno del canyon, lungo il quale noi decidiamo di non avventurarci. Felici e soddisfatti della nostra visita, prendiamo una navetta per ritornare al parcheggio del Visitor Center, dove ci attende la nostra auto. Ripartiamo, diretti a sud.

Williams

Ad un’ora di distanza dal Grand Canyon, passando tra i pini della Kaibab National Forest, si trova la cittadina di Williams. Eccellente punto d’appoggio per la visita al Grand Canyon, qui si trovano numerosi alloggi e ristoranti a prezzi accessibili in un’atmosfera unica. Il nostro motel, il 6 East, ci offre una stanza molto semplice ma pulita e spaziosa. Tempo di fare una doccia rigenerante ed usciamo a passeggio nel centro storico, dove l’atmosfera da vecchio west si mischia con quella retrò della mitica Route 66.

Sappiamo già dove ceneremo: al Pine Country Restaurant, su Grand Canyon Bvd. Abbiamo scoperto questo locale mesi fa, durante la pianificazione del viaggio e letto meraviglie riguardo ai suoi dolci fatti in casa. Appena entrati veniamo accolti con grande cordialità e ci gustiamo una meravigliosa cena avvolti da un’atmosfera calda e familiare. I dolci soddisfano completamente le aspettative, vorremmo assaggiarli tutti ma le porzioni sono talmente abbondanti che dobbiamo limitare la scelta ad una stratosferica lemon meringue pie e ad una meravigliosa torta al cocco.

Dopo cena passeggiamo senza fretta, cullati dalla musica di un chitarrista che si esibisce fuori da un diner, attirati dalle insegne al neon di innumerevoli negozietti di souvenir, affascinati da vetrine ricolme di stivali e capelli da cowboy. Insomma, abbiamo adorato Williams!!

Giorno 11 – da Williams a Phoenix

La giornata di oggi inizia con una tappa al supermercato Safeway adiacente al nostro motel, che non offre la colazione. Quando siamo in viaggio ci piace moltissimo esplorare i supermercati locali, perché anche quando fanno parte di catene famose si trova sempre qualche caratteristica interessante! Dopo una colazione, diciamo così, on the road, ci rimettiamo in marcia diretti verso est, per la prima tappa della giornata: Flagstaff.

Flagstaff

Questa bella cittadina si trova a circa 60km da Williams, sulla Historic Route 66, immersa nei pini della Coconino National Forest. Appena arrivati, parcheggiamo al caratteristico visitor center, situato nella stazione ferroviaria. Qui si respira un’atmosfera da vecchio west. Decidiamo di fare una passeggiata nel centro storico, che si rivela molto ben curato. I bellissimi edifici storici, risalenti alla fine dell’800, sono ben conservati e, seppur convertiti in negozi e locali vari, mantengono il fascino del passato.

Nei dintorni di Flagstaff le attrazioni interessanti non mancano, tuttavia noi dobbiamo rimetterci in marcia. In serata infatti torneremo a Los Angeles, con un volo in partenza alle 20:05 dall’aeroporto di Phoenix, dove riconsegneremo la nostra auto a noleggio. Abbiamo deciso di scegliere questa soluzione perché ci consentirà di rientrare a LA in modo veloce ed economico, visto il prezzo vantaggioso del volo interno che abbiamo prenotato da casa con American Airlines.

Proseguiamo quindi verso sud, osservando dai finestrini il paesaggio che cambia, i pini che lasciano gradualmente il posto al deserto. Ci fermiamo per pranzo in un Wendy’s lungo la strada, sicuramente il nostro fast food preferito negli States, al quale siamo affezionati dai tempi del nostro viaggio di nozze.

Mentre ci avviciniamo a Phoenix, ci troviamo improvvisamente circondati da una distesa infinita di enormi cactus dalle forme bizzarre. Il saguaro è il cactus simbolo del deserto di Sonora, che si estende tra Arizona, California e Messico. Può raggiungere l’incredibile altezza di 15 metri e può vivere fino a 300 anni! Ci dispiace molto di non avere il tempo di esplorare questa zona, che ci affascina moltissimo. Per questo pomeriggio dobbiamo accontentarci di qualche ora prima di dirigerci in aeroporto, decidiamo quindi di visitare la ghost town di Goldfield, che si trova vicino alla cittadina di Apache Junction, circa 40 minuti ad est dell’aeroporto di Phoenix.

Goldfield Ghost Town

Appena parcheggiato veniamo subito accolti da un cartello che ci avvisa di fare attenzione per la presenza di serpenti a sonagli. Ci incamminiamo sulla polverosa main street sentendoci catapultati ai tempi della corsa all’oro, nel selvaggio west. Questa minuscola cittadina, sorta nel 1892, si sviluppò attorno ad una miniera d’oro e rimase abitata fino al 1926.
Oggi molti edifici sono stati convertiti ad uso turistico, con bar, caffetterie e negozietti di souvenir ma ciò non toglie che si tratti di un luogo ancora molto affascinante. Il paesaggio circostante, inoltre, è di una bellezza indescrivibile: rocce rosse, bassi cespugli, cactus a perdita d’occhio e una meravigliosa vista sulle Superstition Mountains. Ancora una volta, ci ripromettiamo che prima o poi torneremo in questo angolo di mondo che ci attrae in modo particolare.

È ormai tempo di dirigerci verso l’aeroporto. Un po’ a malincuore ci separiamo dalla nostra ormai cara Nissan Rogue, che si è rivelata davvero un’auto ideale per il nostro viaggio.
Ceniamo nel terminal, da Panda Express: ottimo rapporto qualità/prezzo!! Ci dirigiamo poi al gate, da dove possiamo goderci uno spettacolare tramonto con lo skyline di Phoenix in lontananza. Scopriamo purtroppo che il nostro volo partirà in ritardo e, quando finalmente atterriamo a Los Angeles, la stanchezza inizia a farsi sentire.
La giornata però non è ancora finita: dobbiamo ritirare la terza auto a noleggio del viaggio e metterci subito alla guida, diretti a Pasadena. Dopo circa 40 minuti arriviamo al nostro hotel Howard Johnson by Wyndham, giusto in tempo per farci una doccia ed una bella dormita.

Giorno 12 – Six Flags Magic Mountain

La giornata inizia di buon’ora con una colazione a buffet in hotel. Questa mattina siamo elettrizzati, perché oggi visiteremo un altro parco divertimenti che sogniamo da anni: il mitico Six Flags Magic Mountain. Ci mettiamo quindi in viaggio verso nord, diretti a Santa Clarita.
Il viaggio dura circa 45 minuti ed arriviamo a destinazione in anticipo rispetto all’orario di apertura, proprio come piace a noi. Alle 10:30 varchiamo finalmente in cancelli d’ingresso di uno dei parchi più famosi al mondo per i patiti delle montagne russe. Qui infatti si trovano alcune attrazioni che sono diventate delle vere e proprie leggende per gli appassionati; oggi, finalmente, anche noi potremo godercele.

Salire a bordo di Tatsu, il flying coaster più alto e lungo al mondo, dopo tanti video e documentari visti e rivisti nel corso degli anni, è una specie di sogno ad occhi aperti! Rimaniamo conquistati dall’estrema follia di X2, dal divertentissimo Twisted Colossus e dall’intensità inattesa di Full Throttle. Saliamo a 127 metri di altezza su Lex Luthor: drop of doom per ricadere a terra in pochi secondi, sfiorando i 140 km/h. Un giro dopo l’altro, la giornata trascorre veloce.

È con grande gioia ed una bella dose di stanchezza che facciamo ritorno in hotel. Qui, come ormai da tradizione, celebriamo la nostra ultima notte negli States ordinando la cena da Pizza Hut direttamente in camera.

Giorno 13 – da Los Angeles a Milano

Siamo arrivati all’ultimo giorno di viaggio: stasera, alle 21:30, ci aspetta il volo di rientro. Siamo più che decisi a goderci fino all’ultimo momento e per la giornata di oggi abbiamo un bell’elenco di cose da vedere.

Back to the future

La prima tappa è Gamble House, proprio qui a Pasadena. Oltre ad essere una bellissima costruzione risalente al 1908, questa dimora è famosa per essere la casa di Emmet Brown, il “Doc” di Ritorno al Futuro. Non possiamo assolutamente lasciarci scappare l’occasione di scattare una foto ritorno sul celebre vialetto d’accesso!

A poca distanza da Gamble House, raggiungiamo un altro luogo iconico della trilogia di Ritorno al Futuro: la casa della giovane Lorainne, con l’albero su cui si arrampicò George Mc Fly. L’edificio si trova al numero 1727 di Bushnell Avenue, una bella via residenziale. Purtroppo però, questa volta non riusciamo a fare nessuna fotografia: proprio qui sono in corso le riprese di un film!!
Sfruttiamo comunque l’occasione per fare un giro in auto in questa zona della città, molto verde e tranquilla, che ci piace molto. Probabilmente Pasadena meriterebbe almeno un giorno di visita, tuttavia noi vogliamo tornare verso Los Angeles per visitare alcuni must see che non vogliamo assolutamente perderci.

Ci dirigiamo quindi verso il Griffith Observatory, raggiungibile in circa 30 minuti di auto da Pasadena. L’osservatorio si trova sul Mount Hollywood, nel Griffith Park. Poco prima dell’arrivo, la strada passa attraverso una galleria: questo è proprio il celebre tunnel in cui, nel secondo capitolo di Ritorno al Futuro, Marty insegue Biff Tannen. La galleria nella realtà è molto più corta rispetto a quanto appare nel film ma poco importa: noi adoriamo Ritorno al Futuro e siamo ugualmente emozionatissimi!

Poco dopo parcheggiamo e facciamo una passeggiata attorno all’osservatorio astronomico. Purtroppo la foschia mattutina rovina un po’ la vista ma riusciamo ugualmente a scorgere lo skyline di Downtown e, soprattutto, il simbolo di Los Angeles: la scritta Hollywood. Ci rilassiamo, scattiamo qualche foto ricordo e, prima dell’arrivo della folla di turisti, riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso Hollywood.

Hollywood

Lasciamo l’auto al parcheggio di Hollywood & Highland; questo grande centro commerciale si trova proprio su Hollywood Boulevard e da qui si gode di una bellissima vista sulla scritta Hollywood. Entriamo all’adiacente Dolby Theatre e ci fermiamo a fantasticare sulla grande scalinata scintillante, pensando alle star del cinema che la percorrono per raggiungere l’auditorium dove vengono assegnati gli Oscar. Da qui usciamo sulla Walk of Fame, con la sua galassia di stelle in marmo rosa dedicate alle celebrità.

Hollywood Boulevard non è dorato ed elegante come si potrebbe pensare: piuttosto, ci appare sporco e decadente. Presto però ci accorgiamo che questo fa parte del suo stravagante fascino. Facciamo una passeggiata tra negozi di souvenir ed improbabili protagonisti del grande schermo che vogliono proporci foto ricordo. Ammiriamo la pagoda che fa da ingresso all’iconico Chinese Theatre, mangiamo un boccone veloce al centro commerciale e torniamo al parcheggio.

Il tempo che rimane a nostra disposizione non è molto, così decidiamo di fare un giro in auto per lustrarci un po’ gli occhi: da Sunset Boulevard varchiamo il cancello che delimita l’ingresso alla collina di Bel Air, il celebre quartiere di lusso dove dimorano molte celebrità. Tra il verde ben curato si snodano strade e vialetti tortuosi ma perfettamente ordinati che conducono ad immense ville, delle quali solo poche si intravedono oltre le recinzioni e le siepi.
Da Bel Air ritorniamo su Sunset Bwd, che ci conduce a Beverly Hills. Passiamo in auto lungo la celebre Rodeo Drive, con i suoi negozi di lusso.

Presto il caos ed il traffico iniziano a metterci a disagio: la nostra scelta di non dedicare troppo tempo alla visita di Los Angeles si conferma sensata. Ci piacerebbe tornare a fare una passeggiata sulla spiaggia di Santa Monica ma il traffico ci spaventa molto e temiamo di potere rimanere bloccati. Decidiamo quindi di avviarci in direzione dell’aeroporto, dove la prima tappa che ci aspetta è il terminal di Alamo. Qui lasciamo la nostra terza e, purtroppo, ultima auto del viaggio e saliamo a bordo della navetta per raggiungere l’aeroporto. La distanza da percorrere non è molta ma abbiamo imparato che il traffico può essere davvero tremendo, quindi è meglio muoversi con un po’ di anticipo. Respiriamo l’ultimo soffio di frizzante aria californiana e varchiamo le soglie del terminal.

Si conclude qui il nostro viaggio dei sogni, tanto atteso e desiderato.

Per tante altre foto e per ripercorrere tutte le tappe, ecco il link al nostro viaggio su Polarsteps.