On the road: Colorado, Utah, Wyoming
Giorno 1: da Milano a Denver
Il nostro viaggio inizia all’aeroporto di Milano Linate, di prima mattina: alle 7 in punto decolliamo, diretti a Francoforte. Qui ci aspetta un lungo scalo prima di imbarcarci per il volo intercontinentale. Alle 14 circa saliamo a bordo del bellissimo Boeing 787-9 Dreamliner e decolliamo diretti a Denver. Abbiamo scelto di volare con Lufthansa e ci siamo trovati molto bene. Il viaggio è stato confortevole, il servizio a bordo buono ed il nostro bagaglio è arrivato a destinazione insieme a noi.
Una volta sbarcati nell’immenso aeroporto di Denver, sbrighiamo senza problemi le pratiche di immigrazione e ci dirigiamo verso lo shuttle Avis per raggiungere l’autonoleggio. Scopriamo con piacere che la Toyota Corolla che ci hanno riservato è nuovissima, dotata di tutti gli accessori utili e, ovviamente, di un bagagliaio infinito. Ci mettiamo quindi in viaggio per raggiungere il nostro primo hotel, La Quinta Inn & Suites by Wyndham Denver Tech Center, che si trova a circa 40 minuti di distanza. La stanza è grande e pulita, il personale cortese, la struttura in generale molto ben tenuta: ottima scelta!
Giorno 2: da Denver a Salida
Complice il jet lag, ci svegliamo presto e iniziamo finalmente il nostro viaggio on the road. Il Colorado ci accoglie con una giornata limpidissima e ventosa. Dai finestrini vediamo le Rocky Mountains innevate in lontananza mentre ci dirigiamo verso la nostra prima destinazione.
Paint Mines Interpretive Park
Questo parco è una piccola perla nascosta, fuori dalle rotte più turistiche. Infatti siamo completamenti soli mentre camminiamo tra i pinnacoli di rocce colorate e dalle forme bizzarre. Nessun rumore se non quello del vento che soffia senza sosta: in un attimo ci troviamo su un altro pianeta. Situato a circa 45 minuti da Colorado Springs, Paint Mines Interpretive Park è ad ingresso gratuito e merita certamente una deviazione. La visita non richiede molto tempo e non è impegnativa ma la passeggiata tra le formazioni rocciose è davvero suggestiva. Assolutamente consigliato!
Ci rimettiamo in viaggio, diretti verso Colorado Springs per raggiungere il secondo punto di interesse della giornata.
Garden of The Gods
Situato appena fuori Colorado Springs, Garden of the Gods è un parco ad accesso gratuito ed è davvero sorprendente! Si tratta di un’area in cui sono concentrate numerose formazioni di arenaria rossa, che spiccano in contrasto con il verde del paesaggio circostante e con le montagne innevate in lontananza. Il parco si può visitare in auto, in bicicletta o interamente a piedi. Noi decidiamo di muoverci in auto, parcheggiare e percorrere a piedi il Perkins Central Garden Trail. Il sentiero conduce attraverso alcune delle formazioni più imponenti e famose, con una passeggiata molto rilassante e per niente impegnativa. Nel primo pomeriggio riprendiamo il nostro viaggio, con un’altra tappa molto interessante.
Cripple Creek
Situata a 3200 metri di quota, Cripple Creek è una cittadina di minatori di fine ‘800. Oggi è animata praticamente solo da casino più o meno datati ma conserva un fascino tutto suo. Facciamo una passeggiata tra gli edifici storici pensando a come dovesse essere la vita ai tempi della corsa all’oro. In lontananza si intravede la vecchia miniera Mollie Kathleen, dove è possibile entrare con delle visite guidate.
Per noi però è il momento di rimetterci in marcia. Le due ore di auto verso Salida passano veloci mentre attraversiamo panorami stupendi, tra boschi, pascoli e ranch. Dormiamo al pittoresco Silver Ridge Lodge, un motel a gestione familiare dove ci troviamo molto bene.
Giorno 3: da Salida a Durango
Anche oggi sveglia presto, colazione e partenza verso sud. Dopo circa un’ora e mezza siamo a destinazione.
Great Sand Dunes National Park
Le imponenti dune di sabbia che si stagliano contro le montagne innevate sono visibili a km di distanza, non vediamo l’ora di raggiungerle! Prima però acquistiamo la tessera annuale America the Beautiful, direttamente all’ingresso del parco. Tempo di arrivare al vicino Visitor Center e… inizia a nevicare! Una vera e propria bufera, con un vento fortissimo. Non ci lasciamo scoraggiare e ci dirigiamo al parcheggio più vicino alle dune. Qui inizia l’avventura: per prima cosa, infatti, occorre guadare il torrente Medano Creek. Una volta trovati i punti migliori per passare senza bagnarsi troppo iniziamo a salire sulle dune, frustati dalla sabbia alzata dal vento. Un’esperienza davvero surreale, che non ci dimenticheremo facilmente. Qui si trovano le più alte dune di sabbia del Nord America (alte fino a 230 metri) e sembrano susseguirsi all’infinito. Si tratta di un luogo davvero difficile da descrivere a parole. Quando siamo sufficientemente sfiniti dalla lotta contro il vento e la sabbia, iniziamo la discesa verso il parcheggio e torniamo all’auto.
Riprendiamo il viaggio in direzione ovest, verso le montagne. Attraversiamo Wolf Creek Pass, a quota 3300 metri, tra boschi innevati. Facciamo tappa a Pagosa Springs, una graziosa cittadina caratterizzata dalla presenza di sorgenti termali. Immergiamo i piedi in una delle pozze caldissime lungo il San Juan River, facciamo un po’ di spesa presso il Walmart locale e arriviamo nel tardo pomeriggio a Durango.
Durango
Il nostro hotel Sleep Inn Durango si rivela molto al di sopra delle aspettative! Tempo di fare una doccia e raggiugiamo il centro di Durango per una cena veloce e una passeggiata tra i caratteristici edifici storici. Tra questi, l’iconico Strater Hotel e la bellissima stazione ferroviaria, punto di partenza della storica Durango & Silverton Narrow Railroad.
Giorno 4: da Durango a Moab
Dopo un’ottima colazione in hotel, siamo pronti a ripartire. La tappa principale di questa giornata si trova a poco più di un’ora distanza.
Mesa Verde National Park
Già da lontano l’altopiano imponente di Mesa Verde promette grandi meraviglie. Questo National Park si trova un po’ fuori dagli itinerari classici ma noi lo consigliamo assolutamente. Patrimonio mondiale dell’UNESCO, custodisce alcuni dei siti archeologici meglio conservati del Nord America, in una cornice naturale di una bellezza disarmante. Da non perdere il Visitor Center, veramente molto bello. Da qui parte la strada che conduce ai diversi overlook e punti di interesse. Ci fermiamo a Spruce Tree House, dove si ha una vista ravvicinata su uno dei villaggi rupestri. Qui si trova anche un interessante museo sulla storia di Mesa Verde e delle tribù native. Guidiamo lungo Mesa Top Loop Road, fermandoci a diversi punti panoramici con vista mozzafiato sul Navajo Canyon. Raggiungiamo poi Cliff Palace Overlook, da cui si ha una visuale sul villaggio più grande e ben conservato del parco. È anche possibile scendere a visitare il pueblo accompagnati da un ranger, acquistando un biglietto aggiuntivo. La visita al parco è veramente rilassante, complice anche la scarsa affluenza di turisti. Una menzione speciale per la meravigliosa area picnic: ogni piazzola è organizzata con un posteggio per l’auto, tavolo con panche e barbecue. Qui ci godiamo un fantastico pranzo al sacco in mezzo alla natura.
Nel primo pomeriggio riprendiamo il viaggio verso ovest. Dopo circa un’ora e mezza, arriviamo al confine con lo Utah. Con grande emozione facciamo ritorno nello stato in cui, ormai sei anni fa, abbiamo lasciato un pezzo di cuore (qui il racconto del nostro precedente viaggio on the road negli USA). Pochi chilometri dopo aver superato il confine, inizia la magia: i colori del paesaggio cambiano, compaiono il deserto e le rocce rosse che tanto amiamo. Il nostro entusiasmo è alle stelle.
Moab
A pomeriggio inoltrato arriviamo nella cittadina di Moab, che ci conquista all’istante. Incastonata tra le pareti di rocce rosse, è una località sicuramente turistica ma non per questo priva di fascino. Raggiungiamo quella che sarà la nostra base per i prossimi giorni: lo storico Apache Motel. Famoso per aver dato alloggio a John Wayne in persona, questo motel ha un fascino tutto suo e ci fa sentire dei veri cowboy. Facciamo un giro in città per un po’ di spesa e per mangiare un hamburger ed andiamo a dormire presto, perché ci aspetta una sveglia alle prime luci dell’alba.
Giorno 5: Arches National Park
Usciamo dalla nostra camera quando fuori è ancora piuttosto buio. Dopo solo 15 minuti di auto varchiamo l’ingresso di Arches National Park. Il Visitor Center è ancora chiuso, quindi proseguiamo direttamente lungo la Arches Scenic Drive. Attorno a noi il paesaggio è surreale: alte pareti rocciose, pinnacoli, strapiombi su panorami infiniti. Davvero impossibile descrivere a parole una tale meraviglia e anche le migliori foto non le rendono comunque giustizia. Il parco è più grande di quanto ci aspettassimo: una visita soddisfacente richiede almeno un giorno intero. Per questo non ci dilunghiamo qui nel racconto della esperienza ma lo conserviamo per un articolo a sé. Ci limitiamo a dire che nel corso della giornata riusciamo a visitare alcuni dei punti più iconici, tra cui: Delicate Arch, Landscape Arch, Sand Arch, The Windows e Double Arch. Nel pomeriggio ci sorprende anche un breve temporale, che rende ancora più vividi i colori delle rocce e del deserto: un vero spettacolo. Sfiniti ma incredibilmente soddisfatti, rientriamo a Moab in serata.
Giorno 6: Canyonlands National Park
Nuovo giorno, nuovo parco! Questa mattina dobbiamo guidare per circa 40 minuti per arrivare al Visitor Center di Island in The Sky. Ci troviamo nel più conosciuto e visitato dei tre distretti che costituiscono l’immenso Canyonlands National Park. Oltre ad Island in The Sky, infatti, il parco comprende il distretto di Needles e la remota zona di The Maze. Queste aree del parco richiedono molto tempo per essere esplorate, un’adeguata preparazione ed un mezzo 4×4. La nostra visita ad Island in The Sky ci porta ad ammirare dei panorami incredibili e sconfinati sulle distese infinite di canyon scavati dal Colorado e del Green River. Ci dirigiamo subito al parcheggio dove inizia il sentiero per raggiungere il Mesa Arch. Il trail è molto semplice ma bellissimo e conduce fino all’arco naturale simbolo del parco. La vista da qui è incredibile, da non perdere. In auto raggiungiamo poi diversi view point, tra cui, imperdibili: Shafer Canyon Overlook, Green River Overlook, Buck Canyon Overlook, Grand View Point Overlook. Da Grand View Point percorriamo il trail di circa 3km andata e ritorno che conduce alla fine dell’altopiano di Island in The Sky. Da qui si ha una vista a perdita d’occhio sui canyon e sulle montagne in lontananza. Nel tardo pomeriggio ci avviamo verso l’uscita del parco. Vista la bellissima giornata di sole, decidiamo di andare a goderci il tramonto da una prospettiva speciale.
Dead Horse Point State Park
A soli 15 minuti di auto dall’ingresso di Island in The Sky si trova Dead Horse Point State Park. Poiché non si tratta di un parco nazionale, non possiamo sfruttare la nostra tessera annuale per entrare: il costo dell’ingresso è di 20 dollari a vettura. Parcheggiamo nei pressi del Visitor Center, che purtroppo a quest’ora è già chiuso. Da qui però parte un breve sentiero, il Nature Trail, da cui si ha una vista panoramica sui monti La Sal e sugli stagni Potash, i bacini utilizzati per la produzione di cloruro di potassio. La nostra meta però è un’altra, così riprendiamo l’auto e guidiamo per pochi minuti fino al parcheggio di Dead Horse Point. Qui ci sediamo in contemplazione del panorama spettacolare che si apre davanti a noi. In questo punto, infatti, il fiume Colorado descrive un’ansa profonda tra le rocce rosse che si incendiano con la luce del tramonto. Ci godiamo il momento fino all’ultimo, poi torniamo al motel per la nostra ultima notte a Moab.
Giorno 7: da Moab a Vernal
È tempo di rifare i bagagli e tornare on the road. I leggendari cinnamon rolls dell’Apache Motel offerti a colazione saranno il nostro ricordo più dolce di questi meravigliosi giorni a Moab. Ci dispiace davvero ripartire! Imbocchiamo la Scenic Drive UT 128 diretti a Nord e, dopo pochi chilometri, ci sentiamo catapultati in un film western. La strada segue il corso del Colorado River tra incredibili pareti e formazioni rocciose dal particolare colore rosso: un vero spettacolo. Dopo circa 60 km la strada svolta ad ovest e il paesaggio cambia nuovamente. Ci troviamo a guidare nel mezzo del deserto, facendo attenzione alle mandrie di mucche che attraversano la strada. Arriviamo a Cisco, ghost town situata a ridosso della ferrovia. Ci fermiamo a scattare qualche foto; un’aquila americana vola sopra di noi e un treno passa proprio ora fischiando. La strada che ci aspetta è ancora lunga, quindi ci rimettiamo in viaggio, sempre diretti a nord.
Dinosaur National Monument
Il pomeriggio è ormai inoltrato quando ritorniamo alla nostra auto per lasciare il parco.
Vernal
Vernal è una simpatica cittadina che si trova a meno di mezz’ora dall’ingresso di Dinosaur National Monument. Tra improbabili statue di dinosauri agli angoli delle strade, raggiungiamo il nostro motel: Dinosaur Inn & Suites. L’accoglienza è calorosa, la camera è grande e pulita, il letto enorme: assolutamente approvato! Decidiamo di fare due passi e andare a cena fuori. Scopriamo per caso il ristorante con il miglior rapporto qualità (e quantità!) prezzo della vacanza. Si tratta del 7-11 Ranch Restaurant: andateci assolutamente se capitate da queste parti!
Giorno 8: da Vernal a Jackson Hole
Oggi ci aspettano diverse ore di guida. Nella pianificazione dei nostri itinerari cerchiamo sempre di gestire al meglio gli spostamenti in modo da non dover passare troppe ore in auto. In questo caso, tuttavia, non ci sono davvero alternative. Le distanze da percorrere sono importanti e, purtroppo, il tempo a disposizione limitato. Inoltre stiamo per attraversare luoghi dove, anche volendo, non sono molte le possibilità di effettuare delle tappe intermedie. Ne abbiamo la conferma quando, dopo poco più di un’ora di viaggio, entriamo in Wyoming. Ci ritroviamo a guidare per chilometri e chilometri attraverso praterie infinite. Facciamo tappa a Rock Springs, una cittadina isolata ma fornita di tutti i servizi. Qui mangiamo un hamburger in un datato e affascinate Sonic e facciamo una corposa spesa all’immancabile Walmart. Ci serviranno un po’ di scorte di cibo e acqua per i prossimi giorni!
Continuiamo il nostro viaggio verso nord e, a metà pomeriggio, arriviamo finalmente a Jackson Hole. Ci sistemiamo nel nostro hotel, l’Elk Country Inn. Questo alloggio non è propriamente economico ma il prezzo è senz’altro allineato all’offerta. Facciamo una bella passeggiata fino al centro della cittadina, con il suo parco circondato dai famosi archi di palchi di cervo. Camminiamo sotto ai caratteristici porticati in legno degli edifici storici, che ospitano negozi e ristoranti. A poca distanza si vedono le piste da sci, con ancora qualche traccia di neve. L’atmosfera è molto rilassata, molto piacevole. Noi ce la godiamo felici, pregustando già le meraviglie che ci attendono nei giorni a venire.
Giorno 9: da Jackson Hole a Yellowstone
Oggi è una giornata speciale. Siamo eccitati ed impazienti di metterci in marcia. Lasciamo Jackson Hole seguendo il cartello che indica “Teton – Yellowstone National Parks” e ancora non ci crediamo. Dopo pochi minuti, tuttavia, dobbiamo convincerci che sia tutto vero perché varchiamo la soglia del Grand Teton National Park.
Grand Teton National Park
Ci fermiamo subito a visitare il Craig Thomas Discovery and Visitor Center, veramente interessante. L’edificio presenta delle grandi vetrate che danno sulle montagne, che purtroppo al momento sono coperte dalle nuvole. Ci rimettiamo in auto; sappiamo che la nostra visita a questo iconico parco si limiterà ad alcune soste panoramiche ma vogliamo godercela lo stesso. Facciamo tappa a Mormon Row, lo storico villaggio mormone da cui vengono scattate le foto simbolo del Wyoming. Parcheggiamo poi al Jenny Lake Visitor Center e da qui percorriamo il breve trail che porta all’omonimo lago. Il panorama è stupendo. Proseguiamo guidando lungo la Teton Park Road, che si addentra tra i boschi. Ci fermiamo per un pranzo al sacco all’area picnic nei pressi di Signal Mountain Lodge, da cui si ha una vista bellissima su Jackson Lake. Scattiamo alcune foto da Willow Flats Overlook: qui abbondano i cartelli che vietano di abbandonare la strada principale, poiché ci sono orsi attivi in zona. Facciamo qualche altra sosta per ammirare lo spettacolo che ci circonda a Oxbow Bend e Jackson Lake Overlook e ci apprestiamo ad uscire dal parco, proseguendo verso nord.
Yellowstone National Park
Dopo una ventina di minuti, eccolo lì. Il cartello che sognavamo di vedere da una vita: “Yellowstone National Park“. Con aria incredula scendiamo dall’auto per scattare le foto di rito. Poco dopo, varchiamo ufficialmente l’ingresso sud del parco.
NB: Yellowstone è un parco immenso, dove c’è tantissimo da vedere. In questo diario di viaggio ci limiteremo a descrivere brevemente le nostre giornate di visita. Rimandiamo consigli pratici ed approfondimenti sul parco ad un articolo dedicato.
West Thumb Geyser Basin
Il primo punto di interesse che si incontra provenendo da sud. Questo piccolo ma bellissimo bacino termale si trova proprio sulla riva dell’immenso Yellowstone Lake che oggi, a metà maggio, è ancora in gran parte ghiacciato. Qui si trova la celebre Abyss Pool, una delle sorgenti più profonde del parco. Percorriamo l’intero percorso scattando decine di foto. Dopo circa un’ora, torniamo alla nostra auto e proseguiamo costeggiando lo Yellowstone Lake. È tempo di andare a vedere quale sarà il nostro alloggio per le prossime tre notti.
Lake Yellowstone Hotel & Cabins
Abbiamo prenotato con molti mesi di anticipo una delle cabin adiacenti allo storico Lake Yellowstone Hotel. Questa soluzione è la più economica tra quelle disponibili all’interno del parco; tuttavia scopriamo presto che, per il prezzo pagato, la sistemazione è decisamente spartana. Tutto ciò comunque passa in secondo piano quando, appena parcheggiata l’auto accanto al nostro bungalow, vediamo due bisonti pascolare pacificamente dall’altro lato della strada! Poiché è ancora piuttosto presto, decidiamo di uscire subito in esplorazione.
Mud Vulcano Area
A circa 15 minuti a nord del nostro alloggio si trova questa meravigliosa area termale caratterizzata dalla presenza di pozze di fango e sorgenti particolarmente acide. Ci innamoriamo subito di questa area del parco. La vista sullo Yellowstone River è meravigliosa, i bisonti pascolano indisturbati e… vediamo la nostra prima coppia di grizzly! Attraversano a nuoto il fiume per poi risalire dal lato opposto della vallata. Un’emozione indimenticabile. Ci sentiamo dei veri privilegiati per aver ricevuto un tale benvenuto dal parco che tanto abbiamo sognato. Quando torniamo al nostro bungalow, l’adrenalina è ancora alle stelle. Speriamo di riuscire a dormire, per essere pronti alla giornata che ci aspetta.
Giorno 10: Yellowstone National Park
La giornata inizia molto presto, siamo impazienti di raggiungere la nostra prima tappa. Dopo circa un’ora di guida, arriviamo a destinazione.
Upper Geyser Basin
Ci troviamo in uno dei luoghi più famosi e frequentati del parco. Ci teniamo ad iniziare la nostra visita prima dell’arrivo della folla di visitatori. Qui infatti si trovano i principali geyser, tra cui il celebre Old Faithful. Prendiamo posto per assistere all’eruzione, prevista tra una mezz’ora circa. Un’esperienza imperdibile! Ci incamminiamo quindi lungo le celebri passerelle di legno che conducono vicino a pozze colorate, sorgenti fumanti, geyser borbottanti e spumeggianti. Siamo incantati non solo dalle manifestazioni geotermiche incredibili ma anche dalla bellezza del paesaggio che le contorna. La nostra passeggiata dura più del previsto ed è quasi mezzogiorno quando torniamo alla macchina.
Midway Geyser Basin
Dopo solo 15 minuti di auto, eccoci ad un’altra tappa imperdibile. La passerella che parte dal piccolo parcheggio è avvolta dal vapore caldo ma già da lontano si vedono i colori incredibili di Grand Prismatic Springs. Camminiamo nel fumo, frustati del vento incessante. I colori della sorgente termale più grande del parco sono surreali. Non per niente questo è uno dei luoghi più fotografati in assoluto. La passeggiata è breve ma si potrebbero passare ore ad ammirare questo spettacolo della natura. Altrettanto imperdibile è la vista panoramica che si ha dall’overlook; questa postazione sopraelevata si raggiunge con il breve sentiero che parte dal parcheggio di Fairy Falls.
Norris Porcelain Basin
Proseguiamo verso nord per circa 40 minuti e parcheggiamo a Norris Porcelain Basin. Appena oltrepassato il museo, si ha una vista dall’alto dell’area: sembra di trovarsi su un altro pianeta. Questa è una delle aree idrotermali più calde del parco ed il paesaggio è in costante cambiamento. Percorriamo l’intero percorso sulle passerelle di legno, godendoci la tranquillità data dalla presenza di pochi altri altri visitatori oltre a noi.
La stanchezza inizia a farsi sentire. Decidiamo di avviarci verso il nostro bungalow, fermandoci lungo la strada per visitare Grand Canyon Visitor Center e il vicino General Store.
Giorno 11: Yellowstone National Park
Anche oggi la sveglia suona molto presto: vogliamo raggiungere una delle zone più remote ed affascinanti di Yellowstone e ci aspettano circa due ore di guida.
Lamar Valley
Siamo a metà maggio e il tratto di strada che collega Canyon Village a Tower Fall è ancora chiuso. Ripercorriamo quindi la strada della sera precedente fino a Norris e da qui saliamo verso Mammoth. Oltrepassiamo Fort Yellowstone Historic District e proseguiamo verso est. Lamar Valley si trova infatti all’estremità nord est del parco, fuori dalla Grand Loop Road. Presto scopriamo perché questo luogo incantato è chiamato “Serengeti d’America“. Vediamo centinaia di bisonti pascolare in vallate verdissime, circondate dalle montagne innevate. Siamo in primavera, quindi ci sono anche tantissimi piccoli. Oltre ai bisonti avvistiamo diversi cervi, alcune pecore delle montagne rocciose e molte antilocapre. Come se non bastasse, abbiamo l’incredibile fortuna di vedere un coyote rincorrere un orso nero, probabilmente nell’intento di allontanarlo dal proprio territorio. Un momento davvero indimenticabile.
Decisamente soddisfatti della nostra esperienza in questo angolo di paradiso, ripercorriamo la strada fino a Fort Yellowstone. Qui visitiamo l’Albright Visitor Center, dove si trovano una sezione molto interessante sulla storia del parco ed una sulla fauna locale. Dopo un veloce pranzo al sacco, siamo pronti per visitare un’altra delle meraviglie di Yellowstone.
Mammoth Hot Springs
Parcheggiamo nei pressi delle Upper Terraces e iniziamo la ripida discesa lungo gli scalini che portano fino a Minerva Terrace. Restiamo increduli davanti a questa meraviglia della natura: le terrazze di travertino sembrano delle opere d’arte. Cerchiamo di immortalare al meglio tutta questa bellezza scattando decine di foto che comunque non le rendono giustizia. Risaliamo fino al punto più alto del sentiero e scendiamo dalla parte opposta fino a Canary Spring. Il paesaggio è davvero surreale. Ritornati all’auto, guidiamo lungo l’Upper Terrace Drive e scendiamo fino al parcheggio delle Lower Terraces. Da qui raggiungiamo a piedi Palette Springs e il vicino Liberty Cap.
È ancora piuttosto presto, quindi decidiamo di fare una capatina fino a Gardiner, pittoresca cittadina situata appena fuori dall’entrata nord del parco, nel Montana. Gironzoliamo per i negozietti di souvenir, mangiamo un gelato e siamo già pronti a immergerci nuovamente nella natura di Yellowstone.
Grand Canyon of the Yellowstone
Sulla strada del ritorno, decidiamo di fare sosta nei punti panoramici lungo il South Rim del Grand Canyon scavato dal fiume Yellowstone. I view point si raggiungono facilmente dai vari parcheggi e regalano una vista incredibile sulle cascate e sulle pareti colorate del canyon, che risaltano nella luce del tardo pomeriggio. Decidiamo di rimandare al mattino seguente la visita del North Rim e riprendiamo l’auto per tornare al nostro alloggio.
Siamo ripartiti da poco, quando, dopo una curva, vediamo un assembramento di fotografi. Ci fermiamo subito, perché ormai abbiamo capito che un simile dispiegamento di teleobiettivi significa una sola cosa: orso. Entusiasti, scendiamo dall’auto e rimaniamo a bocca aperta. Yellowstone ci ha appena regalato un’altra meraviglia: nella radura di fronte a noi ci sono una femmina di grizzly con il suo piccolo! Impossibile descrivere l’emozione che proviamo. Anche stasera rientriamo al nostro bungalow carichi di ricordi indimenticabili.
Giorno 12: da Yellowstone a Cody
Ultima sveglia a Yellowstone. Rifacciamo i bagagli con un po’ di tristezza, ci dispiace davvero lasciare questo parco meraviglioso. Tuttavia non è ancora il momento di andare via, vogliamo tornare al Grand Canyon per finire la nostra visita. Percorriamo quello che ormai è diventato il nostro tratto di strada preferito: seguiamo il corso dello Yellowstone River verso la Hayden Valley, quando con la coda dell’occhio vediamo un grizzly nuotare nel fiume! Accostiamo e, neanche il tempo di aprire la portiera, un ranger ci viene incontro. Ci dice che i grizzly sono due, un maschio e una femmina, e che uno di loro è nascosto in un tratto di bosco a lato della strada. Ci suggerisce di spostarci con l’auto in una piazzola qualche decina di metri più indietro per osservarli in sicurezza. Seguiamo le indicazioni e poco dopo vediamo anche il secondo orso uscire dal bosco ed attraversare il fiume a nuoto. Ci siamo solo noi, il ranger ed un’altra coppia di turisti. È un momento magico.
Colmi di gratitudine, poco dopo arriviamo al parcheggio del punto panoramico sulle Upper Falls, le più basse tra le due cascate del canyon. A piedi seguiamo il breve sentiero che conduce fin sopra alla cascata. Leggermente più lungo e ripido è il trai che percorriamo per raggiungere Brink of the Lower Falls. Da qui si ha vista incredibile sul salto di 93 metri della cascata, che si getta nel canyon tra enormi accumuli di neve e ghiaccio che non si sono ancora sciolti. Davvero imperdibile.
È arrivato davvero il momento di rimetterci in viaggio. Siamo diretti verso la porta est del parco, quindi ci dirigiamo per l’ultima volta verso il Lake Yellowstone. Evidentemente la fortuna ci sorride ancora, perché vediamo un altro grizzly camminare tranquillo in uno spiazzo erboso al limitare del bosco. Ci fermiamo per un po’ ad ammirarlo e poi riprendiamo definitivamente il nostro viaggio verso est.
Cody
Dopo circa un’ora e mezza di viaggio, arriviamo alla cittadina di Cody. Poco prima di arrivare a destinazione ci fermiamo alla Buffalo Bill Dam per un breve tour del Visitor Center. Una volta giunti in città decidiamo di andare a mangiare un hamburger al Wendy’s locale prima di fare il check in al pittoresco Western Rose Motel che ci ospiterà per la notte.
Trascorriamo il pomeriggio visitando Old Trail Town. Si tratta di un museo all’aperto in cui sono stati collocati diversi edifici storici provenienti da diverse zone del Wyoming e del Montana, allestiti con arredi e oggetti d’epoca. Tra le chicche, un autentico saloon frequentato da Butch Cassidy e la sua gang. Se passate da Cody, una visita è d’obbligo.
Giorno 13: da Cody a Laramie
La giornata inizia con una vera colazione della domenica al meraviglioso Granny’s Restaurant. Veniamo accolti con grande gentilezza e caffè bollente a volontà. Oltre alla deliziosa colazione, ci gustiamo l’atmosfera di questo autentico diner; ci sentiamo davvero dentro ad un film.
Lasciamo Cody diretti a sud, pronti a goderci il viaggio di quasi sei ore che porterà fino a Laramie. Superata Thermopolis, la strada inizia a seguire il corso del Wind River. Attraversiamo il bellissimo Wind River Canyon e arriviamo alla Boysen Dam e all’omonimo lago. Percorriamo poi chilometri e chilometri attraverso praterie infinite e decidiamo di fare una piccola deviazione fino a Casper.
National Historic Trails Interpretive Center
Esplorando Google Maps scopriamo praticamente per caso che a Casper si trova questo incredibile museo completamente gratuito. La visita si rivela una vera sorpresa! Siamo accolti con grande cortesia da uno dei custodi che ci consiglia come visitare l’esposizione. Il museo illustra la storia dei pionieri che si avventurano nei territori dell’ovest, del rapporto con le tribù native, delle sfide e dei pericoli da affrontare. Trascorriamo un’ora immersi nella visita del museo; ci fermeremmo volentieri più a lungo ma è tempo di riprendere il viaggio.
Laramie
Arriviamo a Laramie a pomeriggio inoltrato. Il primo impatto con il nostro Motel 8 non è dei migliori. Ci troviamo a poca distanza dall’uscita dell’autostrada e dal cielo grigio cade una pioggerella che rende un po’ inquietante il motel malconcio che sorge accanto al nostro. La nostra stanza comunque è pulita, anche se è evidentemente rimasta invariata dagli anni ’50. Decidiamo di rincuorarci con un’ottima cena al The Library, cafè e birreria molto accogliente con un buon rapporto qualità/prezzo.
Giorno 14: da Laramie a Milano
Ultimo risveglio americano del viaggio. La tristezza per la fine della nostra avventura inizia a fare capolino. Il nostro volo di rientro però sarà nel tardo pomeriggio, quindi abbiamo tempo di fare un’ultima esperienza prima di dirigerci verso l’aeroporto.
Wyoming Territorial Prison State Historic Site
Destinazione forse un po’ bizzarra per concludere il nostro viaggio, in realtà la visita alla prigione di Laramie è molto interessante. Attraversiamo le diverse aree del penitenziario, dalle celle alla cucina, dagli alloggi delle guardie all’infermeria. Un’intera sezione del museo è dedicata alla storia di Butch Cassidy, uno tra i più famosi fuorilegge del west, che fu arrestato nel 1894 e detenuto proprio in questa prigione per 18 mesi.
Dopo un pranzo veloce, lasciamo Laramie e facciamo rotta verso Denver. Ci sentiamo un po’ straniti mentre affrontiamo il traffico verso l’aeroporto di Denver: è come un brusco ritorno alla realtà dopo un sogno fatto di deserti, boschi e praterie.